lunedì 31 dicembre 2007

Il tempio di Spadula


Nel territorio di Gonnosfanadiga, nella pianura a nord dell'abitato, la regione ai confini col territorio del comune Pabillonis è detta Spadula. Percorrendo una strada campestre,in vicinanza della SS 197 e tra le località di Is Eccas e Mitza Ricada, si giunge in un luogo dove si ritrovano diversi grandi recinti per il bestiame costruiti in pietra.



Uno di questi è abbastanza singolare, poichè è addossato ad una grande costruzione realizzata con grandi blocchi in pietra messi in opera senza alcuna apparente lavorazione. Sopra è presente il rudere di una piccola casupola realizzata in tempi più recenti.



L'edificio, verosimilmente nuragico, presenta dei tracciati murari rettilinei che delimitano una forma rettangolare orientata secondo l'asse longitudinale Nord - Sud. Sembra plausibile che per le successive costruzioni del recinto e della casupola siano state utilizzate pietre asportate dall'antico edificio, che per la forma e per le caratteristiche evidenti ad un primo sguardo, ricorda un tempio a megaron.




A ridosso della costruzione, tranne che per quanto già detto, non emerge nulla di chiaro e definito (uno scavo darebbe risposta a molti interrogativi), tuttavia è nelle immediate vicinanze che si ritrovano tracce interessanti di manufatti architettonici, abbondante ceramica e oggetti litici di vario uso. Ma di ciò parleremo oltre...

giovedì 20 dicembre 2007

Thomas Ashby

Thomas Ashby (1874-1931) era un archeologo inglese. Iscritto alla British School di Roma nel 1902, divenne egli stesso, fino al 1925, terzo direttore di quell'istituto che cercò di rendere punto di riferimento per la ricerca archeologica nel Mediterraneo occidentale.



Dopo aver lavorato con Arthur Evans a Cnosso, venne nominato studente associato alla British School di Roma l'archeologo scozzese Duncan Mackenzie. Questi con Ashby nell'estate del 1906 presentarono congiuntamente per la British Association for the Advancement of Science uno studio sulla etnologia della Sardegna dopo un viaggio che i due fecero nell'Isola a giugno di quell'anno. Ashby ritornò in Sardegna nel 1912 dopo che Mackenzie era tornato a lavorare nel Mediterraneo orientale per la Palestine Exploration Fund.
Già durante il primo viaggio del 1906, Ashby utilizzò sistematicamente la forografia per documentare numerosissimi luoghi e siti di interesse archeologico, tra gli altri nei territori di Guspini, Gonnosfanadiga, Arbus e Fluminimaggiore.


A Gonnosfanadiga, oltre a riprendere uno scorcio del paese, fece diverse inquadrature nelle zone di San Cosimo e di Serru.




Veduta di uno scorcio del paese di Gonnosfanadiga ripreso nel 1906 da Thomas Ashby





Veduta di San Cosimo: si nota la tomba di giganti e in lontananza la chiesetta ancora in piedi.




Un primo piano della tomba sa Grutta de Santu Juanni, così com'era nel 1906




Un altro primo piano della tomba sopra cui posano i compagni di viaggio di Ashby







Vedute della zona in cui era situato l'antico villaggio di Serru, probabilmente ripresa dalla chiesetta di san Pietro. Sullo sfondo della prima foto si osservano le colline verso il mare dell'arburese, nella seconda foto invece la zona di san Cosimo




I monti di Gonnosfanadiga visti da San Cosimo. In primo piano si nota la tomba vista dalla zona absidale




Ancora una veduta di san Cosimo nel 1906 con la chiesetta sullo sfondo ancora intatta

domenica 9 dicembre 2007

Gonos - Fanum

Padre Salvatore Vidal (1581 - 1647), ovvero Giovanni Andrea Contini di Maracalagonis, sosteneva che il Sardo patoros ieròn di cui Tolomeo parlava, si dovesse ricercare in Gonnosfanadiga, o meglio, in Fanadiga visto che questo villaggio, separato dal rio Piras, si unì nel tempo a Gonos de Montangia. A sostegno di questa spiegazione egli riteneva che Fanadiga derivasse da fanatica, cioè "addetta al fanum tempio". Che Fanadiga possa derivare dal latino fanum (tempio) è plausibile, si rimane scettici sulla possibilità che in quel luogo stesse il Sardo patoros ieròn. Indubbiamente il ritrovato tempio di Antas (Fluminimaggiore), concorda meglio con notizie storiche che si hanno su quel mitico edificio.
Su Gonnos invece, il linguista tedesco M.L.Wagner (1880 - 1962) afferma che deriva dalla radice gon, molto diffusa nella toponomastica sarda, e che "...abbiamo a che fare con una voce libica affiorante entro il punico". Il nome ha delle similitudini con toponimi baschi i quali richiamano il significato di goi (collina).
Alcuni suppongono che in Gonnosfanadiga, l'unione di Gonos (collina, monte) e Fanadiga (fanum - tempio), sia da ascrivere al significato di "monti del tempio". Questa ipotesi, benchè affascinante, mostra il suo lato debole nel fatto che l'abitato attuale così come il suo toponimo sono il risultato dell'unione di due entità in origine separate, di cui Gonos, anche secondo la tradizione orale, è più antica di Fanadiga. Resta il fatto che quest'ultimo toponimo potrebbe richiamare la presenza di un tempio in quel territorio. Non lo si può escludere: è certo il ritrovamento di testimonianze e manufatti propri di aree sacre in diverse località nei dintorni... Ma questa è un'altra storia che presto racconterò.

mercoledì 5 dicembre 2007

Sardopatoros ieròn

Ci si interroga spesso sui toponimi ed il loro significato. E' noto che in Sardegna i nomi di molte località non sono del tutto casuali, ma hanno antiche discendenze, attraversano la storia fino ad incontrare il mito. E' per esempio il caso di Norax o Norace, eroe eponimo figlio di Hermes che giunto in Sardegna a capo di un gruppo di Iberi, vi avrebbe fondato Nora, cioè la prima città dell'Isola.
Prima di Norax, secondo il mito, approdò sulla costa sarda Aristeo e prima ancora Sardus figlio di Ercole che verrà considerato nume tutelare e capostipite di tutti i sardi: "Sardo, generato da Eracle, partì dalla Libia per la Sardegna [...] e dal suo nome assegnò la denominazione all'isola" (Sallustio 86-35 a.C.).
A Sardus venne eretto un tempio che Tolomeo colloca nella costa occidentale della Sardegna: il Sardo patoros ieròn. Attualmente questo tempio viene identificato in quello di Antas (Fluminimaggiore), che riedificato più volte a partire da età pre punica, venne intitolato a Sardus Pater Babai in età romana. La presenza di questo edificio, tra l'altro restaurato in
maniera pesantemente artificiosa negli anni '60 - '70, in un luogo geograficamente compatibile con quanto indicato da Tolomeo (seppure sia noto di molte sue approssimazioni geografiche), non esclude comunque la presenza di altri templi similari in altre località dell'isola, anche vicinissime ad Antas. Non può essere escluso nemmeno che come divinità, Sardus sia stato nel tempo venerato sotto diverse forme esteriori, benchè G.Lilliu propenda per considerare il personaggio una creazione dei cartaginesi, utile alla necessità di assoggettare gli abitanti dell'isola.